IL SOGNO ESTENSE: “La città di Alcina e la grande bonificazione”
TEMI: il Rinascimento, la bonifica.
Il territorio ferrarese situato nel delta del Po è formato dai sedimenti del grande fiume ed è da sempre terra di valli e paludi.
Fu alla fine del XVI secolo che questo luogo vide un grande cambiamento che trasformò il paesaggio: le bonifiche.
Le bonifiche sono incessanti e complesse attività alla continua ricerca di un precario equilibrio tra terra e acqua, equilibrio sempre a rischio e da riconquistare continuamente.
Il duca Alfonso II d’Este intraprese una grandiosa opera di regimazione delle acque chiamata “Grande Bonifica Estense”: il suo primo intento era quello di prosciugare un’enorme estensione di acqua stagnante che rendeva le condizioni di vita difficili e la salute precaria; ma non meno importante era la volontà di ricavare terre nuove per l’agricoltura. La grande impresa venne attuata con la partecipazione economica di nobili veneziani e finanzieri lucchesi e il risultato fu il prosciugamento di oltre 30.000 ettari del Polesine di Ferrara.
A sigillo di questa grandiosa opera il duca realizzò sulla riva del mare – sull’Isola di Mesola – un castello in una grande riserva di caccia circondata da mura.
Questa realizzazione fu interpretata anche come il tentativo di fondare una nuova città, “la città di Alcina”, capace di divenire una diretta concorrente di Venezia. Dietro questa idea si nascondeva il grande sogno di Alfonso II: controllare la navigazione sul Po quindi i commerci dell’Adriatico e creare una nuova capitale, “gemella” di Ferrara, in vista della perdita del controllo politico su quest’ultima per la mancanza di un erede al trono. Infatti Mesola, in quanto terra sottratta al mare, sarebbe rientrata nei beni allodiali dei duchi d’Este e pertanto non interessata dalla possibile perdita delle investiture signorili sui territori loro assegnati da parte del Pontefice o dell’Imperatore.
METE: il centro storico di Mesola ed il Castello Estense, Torre Abate, il Bosco di S.Giustina, la destra Po, Il museo della bonifica di Ca’ Vendramin.
Il centro storico di Mesola ed il Castello Estense
Il centro storico di Mesola, le cui origini risalgono all’epoca Rinascimentale, sorge in una zona dove i depositi di quelli che allora erano i rami settentrionali del Po avevano creato un ventaglio di isole e la sua storia si lega ad un’importante famiglia: gli Este.
Alla fine del 1500 Alfonso II diede inizio ai lavori per realizzare un circuito murario di nove miglia con torri ad un miglio l’una dall’altra ed un castello a pianta quadrata con quattro torri merlate, che svettano, disposte in diagonale rispetto ai lati dell’edificio.
Un luogo come questo di svago per la corte, in cui trascorrere momenti lieti dedicati alla caccia, alla pesca e a soggiorni tra feste, banchetti, musica e poesia era definito “Delizia”.
Questo meraviglioso palazzo in realtà poteva anche rappresentare un centro strategico capace di esercitare un controllo sui commerci nell’alto Adriatico.
I Veneziani da subito sospettarono delle intenzioni del Duca e dopo pochi anni, nel 1604, realizzarono un canale nel Delta – il “taglio” di Porto Viro – capace di dirigere a sud est il ramo principale del fiume i cui sedimenti resero inutilizzabile il porto di Goro ponendo fine alla minaccia estense.
Torre Abate
Torre Abate è sicuramente la struttura idraulica più interessante di tutto il delta del Po.
Fu costruita nel 1569 durante la Grande Bonificazione per favorire il deflusso a mare delle acque provenienti dal Polesine di Ferrara.
Opera di ingegneria idraulica all’avanguardia per il tempo, la chiavica fu posta sul Po morto dell’Abate a intercettare le acque dai canali scolanti in prossimità del loro sbocco a mare. Era dotata di porte vinciane che, immerse a diga nelle conche d’acqua, garantivano, aperte, il regolare deflusso dei canali e impedivano, chiuse, l’ingresso delle acque marine per effetto dell’alta marea.
Simbolo della Grande Bonifica Estense la chiusa era anche uno dei luoghi di guardia lungo la cinta muraria di Mesola e svolgeva altre importanti funzioni: porto, ponte di collegamento tra la tenuta di caccia e l’isola Pomposiana, chiavica di bonifica.
La costruzione perse importanza dopo la deviazione del ramo principale del Po (all’epoca il Po delle Fornaci) operata dai Veneziani nel 1604, il “taglio” di Porto Viro, che provocò l’interrimento del porto di fronte alla chiavica, riducendola alle sole funzioni di bonifica.
Il Bosco di Santa Giustina
Il Bosco di S. Giustina è una sottile striscia boschiva, residuo della parte orientale della tenuta di caccia degli Este a Mesola.
Di tutto il territorio è uno dei punti più interessanti per il turismo ecologico e naturalistico per la ricca presenza di vegetazione e avifauna selvatica. Si appoggia su cordoni dunosi litoranei, formatisi dopo il XII secolo in seguito all’avanzamento della linea costiera e rappresenta ciò che rimane di un grosso complesso di foreste termofile litoranee che nel medioevo si estendevano da qui fino alla foce del Tagliamento.
Il terreno è prevalentemente alluvionale ed è costituito da relitti marini, formazioni dunose di sabbia e sedimenti fluviali argillosi.
La vegetazione arborea è principalmente composta da lecci, farnie, frassini, carpini bianchi, mentre lo strato arbustivo vede la presenza di fillirea, ligustro, biancospino e ginepro.
Il Bosco oggi ha una superficie di circa 103 ettari e sono molti gli animali che lo popolano: volpi, donnole, tassi, istrici, rettili e numerosi uccelli.
La Destra Po
La Destra Po è un percorso cicloturistico che corre sulla riva destra del fiume, un itinerario straordinario sospeso tra natura e storia.
Costituisce un’avventura emozionante pedalare a fianco del vasto corso del Po, tra i pioppi della golena e gli aironi che stanno sulle rive, e osservare, dall’alto dell’argine di un fiume pensile, la ricca e colorata campagna ferrarese.
Si tratta di oltre cento chilometri di percorso completamente pianeggiante, adatto a tutti coloro che intendono trascorrere qualche ora in perfetta armonia con il paesaggio: un itinerario che si può percorrere in sella alla propria bicicletta, trovando riposo e ristoro nei centri abitati disposti lungo le rive con la gente pronta a raccontare le storie del grande fiume.
Tra le placide e silenziose acque ormai stanche e in continua ricerca del mare ad un tratto si incontra la frenesia dei passeri fra le fronde dei pioppi, o il gheppio che cerca di ghermire un topolino nei prati… e tu in sella alla bici sei spettatore di tutta la semplice meraviglia di questa natura.
Il Museo della Bonifica di Ca’ Vendramin
L’impianto idrovoro di Ca’ Vendramin, che prende il nome dalla nobile famiglia veneziana originale proprietaria, si trova in comune di Taglio di Po, sul canale denominato Scolo Veneto, di fronte al Po di Goro ed è il più significativo esempio di archeologia industriale di tutto il Delta.
Costruito all’inizio del Novecento aveva la funzione di sollevare le acque di un vasto bacino, così bonificato, ed immetterle nel canale che a sua volta le convogliava in prossimità della foce del Po di Goro e quindi, attraverso un sistema di “porte vinciane”, in mare.
Il complesso assolse alle sue funzioni fino alle disastrose alluvioni del 1957 e del 1960 a seguito delle quali venne totalmente sconvolto il regime idraulico del territorio già reso precario dal fenomeno di subsidenza del terreno.
Il Museo ha lo scopo di far conoscere la tecnica usata nell’attività di bonifica per prosciugare paludi e acquitrini e per mantenere asciutte aree in continuo difficile equilibrio tra terra e acqua: un’azione che ha consentito il connubio tra conservazione ambientale e indispensabile sviluppo economico delle popolazioni del Delta.