Tour 3° giorno

IL PAESAGGIO DELLE DUNE: “L’itinerario del pellegrinaggio cristiano”

TEMI: l’archeologia, il Medioevo, l’antica via dei Romei.

La preghiera e la meditazione hanno sempre richiesto luoghi riservati, isolati e incontaminati. Nel territorio del Delta esistono testimonianze del passato che ci permettono di ricostruire l’itinerario compiuto dai pellegrini che provenivano dalle regioni nord-orientali europee per recarsi sulle tombe dei Santi Pietro e Paolo a Roma.

Dopo avere percorso la piatta e uniforme pianura, scoprire i rilievi ondulati delle dune sabbiose significa provare lo stupore di chi si sente improvvisamente proiettato in un mondo diverso, dove il paesaggio ha magicamente conservato il fascino di un patrimonio ambientale e storico altrove scomparso. Questi luoghi sono vestigia di un lontano passato, quando il mare lambiva queste sabbie e il vento le accumulava in alti cordoni, imprigionandovi i gusci delle conchiglie che il visitatore oggi vi può ancora trovare con meraviglia: un itinerario che ha l’obiettivo di svelare la storia più antica di queste terre.

Come “archeologi in erba” andiamo alla ricerca di tutte quelle tracce del passato che ci possono svelare passo dopo passo questa giovane terra antica. Testimonianze silenziose che custodiscono ancora l’eco del calpestio di antichi calzari romani.

METE: il museo di San Basilio e gli scavi della villa Romana, la Pieve di Massenzatica, le dune fossili, la Basilica di Pomposa.

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San Basilio e i resti della villa Romana

Lungo l’antica via Romea sono numerose le testimonianze di come, nel Medioevo, questa strada non fosse solo il percorso dei pellegrini ma anche un continuo transito e scambio di merci, persone e cultura. Una storia ricca, prestigiosa e gloriosa.

Lo testimoniano i ritrovamenti fatti nel corso delle numerose campagne di scavo che hanno riportato alla luce la piccola pieve di San Basilio, un importante e ricco sito archeologico.

Sui monti di sabbia San Basilio testimonia l’esistenza in questa località di una delle più antiche comunità cristiane di tutto il Delta.

Poco distante in un luogo posto alla confluenza di due corsi d’acqua, in una zona inserita in un complicato reticolo fluviale esisteva una villa rustica, un’azienda agricola di notevoli dimensioni e ben articolata nei suoi spazi. Si trattava probabilmente non di una semplice residenza ma di un sito produttivo ove sono stati ritrovati anche i resti di una fornace per mattoni con annesso essiccatoio.

La villa scavata a San Basilio non era isolata, in età romana essa sorgeva in un vicus cioè in un villaggio aggregatosi lungo la strada, sulle sponde del fiume e intorno ad una stazione di posta.

La Pieve di Massenzatica

È arduo ripercorrere il cammino religioso della parrocchia di Massenzatica sin dalle sue origini, poiché oggi non è dato sapere con precisione dove fosse ubicato il primo luogo di culto, ma ciononostante i documenti storici ci attestano con certezza la presenza in questo sito di un religioso che nel 1156 dipendeva direttamente dall’Abate di Pomposa.

Non sappiamo se questo religioso operasse in un edificio di culto o in un oratorio ricavato in una abitazione privata.

Solo nel 1266 compare la prima testimonianza di una vera e propria chiesa a Massenzatica: dell’antica costruzione rimangono solamente due archi di stile gotico-romanico anteposti e uniti ad un abside a catino sulla quale si erge un bel campanile di stile lombardo dalla guglia piramidale perfetta. L’abside era decorata con affreschi di scuola ferrarese del XV-XVI secolo, che sono stati rimossi nel 1970 ad opera della Soprintendenza per salvaguardarli dagli agenti atmosferici.

Le dune fossili di Massenzatica

Nel 1996 l’ultimo relitto di dune fossili costiere risalenti all’età del Bronzo della regione sono state nominate Riserva Naturale Orientata.

Si tratta di 51 ettari di dolci ondulazioni di sabbia, oggi distanti circa 15 chilometri dal mare, strappati ad una serie di attività di sfruttamento antropico – disboscamento intensivo, prelievo di materiale sabbioso e persino le gare di motocross – che rischiavano di portare alla completa scomparsa questo importante complesso geomorfologicorisalente al X sec. a.C.

Le dune, ricoperte da una bassa vegetazione a prateria sulle sommità e da bosco igrofilo nelle bassure e negli avvallamenti, sono oggi una Riserva Naturale Orientata in cui un insieme di specie vegetali e animali costituiscono un piccolo tesoro di biodiversità. Questa piccola isola, dedicata unicamente alla propria evoluzione naturale e circondata da una piatta campagna intensamente coltivata, rappresenta un rifugio per gli animali, ove gli interventi dell’uomo sono destinati solo al beneficio delle dune stesse come ad esempio il limitare l’espansione di piante infestanti. Oggi è uno dei biotopi più interessanti della Pianura padana.

Abbazia di Pomposa

Era l’VIII secolo dopo Cristo quando su antichi dossi emergenti dalle valli tra il Po di Goro, il Po di Volano ed il mare, i monaci benedettini incontrarono quiete, solitudine e silenzio.

Su questa terra si insediarono, organizzandosi in una piccola comunità e qui iniziarono una intensa attività di preghiera e meditazione, modificando per le proprie esigenze ciò che la natura offriva loro.

Il complesso dell’abbazia venne innalzato e si avviarono numerosi interventi di bonifica delle aree paludose circostanti. Con il tempo e sotto la guida di un abate quel piccolo cenobio divenne un grande e potente complesso monastico non solo simbolo di una profonda religiosità e spiritualità ma ben presto anche un punto di riferimento economico e culturale per tutto il Delta.

Il suo campanile in stile romanico-lombardo si alzava per quarantotto metri e fungeva da “faro” per i pellegrini che percorrevano la Romea. Questi osservavano il luccichio delle ceramiche smaltate incastonate tra le quadrifore e capivano che qui potevano fermarsi e rifocillarsi; sarebbero stati ben accolti nell’ala della foresteria, non più esistente.

Oggi all’interno dell’abbazia è possibile ammirare gli affreschi trecenteschi di scuola giottesca, l’aula del Capitolo e il Refettorio dove un’insolita “ultima cena” simboleggia l’uguaglianza fra gli uomini.